Si parte dalla scuola

I comportamenti naturali o consapevoli che per milioni di anni hanno permesso all’uomo di soddisfare esigenze primarie come la ricerca di cibo, la conquista degli spazi, la difesa e altri istinti di conservazione, nella realtà odierna, sono proiettati verso la quotidiana ricerca di quello stato di piacevole soddisfazione fisica e mentale, ossia il benessere. Non è possibile stabilire una misura di benessere, in quanto è una condizione di continua ricerca della propria dimensione socio-affettiva, quindi, soggettiva e variabile nel tempo in base all’età, al periodo storico e al contesto socio-ambientale in cui si vive; d’altro canto è certamente riduttivo identificare la salute generale con l’equilibrio omeostatico in cui molti di noi si potrebbero facilmente ritrovare rispettando le tre regole di base, ossia attività fisica regolare, corretta alimentazione, riposo e sonno adeguato. Per migliorare il benessere globale della persona e quindi la qualità della vita, sono necessarie, infatti, anche esigenze che riguardano la sfera psicologica, quali le capacità di gestire l’ansia e lo stress, il modo di rapportarsi con gli altri, l’autostima nell’affrontare i problemi. Nel 1986 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con la carta di Ottawa definisce “La salute uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale: sbagliamo a pensare che sia solo assenza di malattia o debolezza”. Oggettivamente è un concetto in linea con l’evoluzione medico-scientifica di quei paesi dove, tra l’altro, il problema della fame non è il principale problema da risolvere. Oggi il benessere consiste in una buona qualità della vita dal punto di vista fisico e spirituale, dove contano i rapporti personali che vanno dalla famiglia al luogo di studio o di lavoro, la soddisfazione della propria condizione, la fiducia nelle proprie capacità e l’equilibrio con l’ambiente. Alla luce di queste nuove concezioni, l’individuo sano deve guardare alla salute come ad un bene da tutelare, preoccupandosi tanto del rimedio quanto a cosa fare per rimanere sano. Il documento, infatti, pone l’accento sulla promozione alla salute come risorsa per il benessere, sollecitando l’adozione di politiche pubbliche mirate a condurre a condizioni di vita e di lavoro sicure e gratificanti, alla protezione dell’ambiente e alla conservazione delle risorse naturali per una salute sostenibile. Allo stesso tempo si propone di sensibilizzare il singolo e la collettività ad essere protagonisti della propria salute attraverso l’adozione di “comportamenti e stili di vita per la salute”. La salute non è solo un diritto, è anche un dovere, questo è un principio che va insegnato a partire dai più giovani. Dando per scontato che l’educazione alla salute deve essere perseguita principalmente nella scuola, l’intervento didattico non deve essere proiettato solo a un’elencazione nozionistica dei fattori di rischio per la salute che potrebbero avere anche un effetto perverso di noia o di stimolo alla trasgressione, bensì deve creare le condizioni affinché la scuola diventi un luogo accogliente, dove esista la voglia di studiare, dove è facile comunicare tra alunni e docenti e dove i protagonisti sono gli studenti. In questo contesto di socializzazione appare evidente la necessità di intercettare e utilizzare le dinamiche e l’influenza del “gruppo dei pari”, perché è al suo interno che nascono i gusti, le abitudini, i comportamenti e le regole su cosa è giusto o sbagliato.
L’azione didattica del docente deve mirare al coinvolgimento emotivo degli alunni: è un impegno faticoso e non sempre si è disponibili ad allontanarsi dall’usuale, ma in una scuola moderna che guarda sempre più al futuro è un dovere mettersi alla prova per individuare e sperimentare strategie didattiche innovative ed efficaci.

 

Di salvin